Ogni persona che ama le cose belle non può rimanere indifferente di fronte ad un gatto Persiano. Di qualsiasi colore o varietà si tratti, questo animale cattura lo sguardo e affascina con la sua spettacolare bellezza. Il suo pelo, se ben curato, può raggiungere i tredici centimetri di lunghezza ed è supportato da un morbidissimo strato di sottopelo che, come un ammortizzatore, accompagna l’ondeggiare della livrea quando il gatto è in movimento, quasi a voler scandire il passo di una camminata che, questa caratteristica unica fra tutti i tipi di mantello, rende inconfondibile e particolare. Il Persiano è un gatto dall’indole calma,un compagno dolce e sensibile, mai invadente, ama molto le comodità, ma ancor di più ama il suo compagno umano dal quale riesce sempre,con la sua faccia rotonda e gli occhioni spalancati, ad ottenere tutto ciò che vuole. Con i cani è molto tollerante, specialmente se lo si abitua fin da cucciolo alla loro presenza. Un po’ più di attenzione richiede la presenza di piccoli volatili o roditori, perché anche se calmo è pur sempre un gatto e, certi stimoli, possono risvegliare il suo naturale istinto predatorio. E’, comunque, un gatto dal carattere meraviglioso, accarezzarlo regala un piacere emotivo e tattile, è quasi una droga per chi ha il privilegio di vivere con lui. Ma nessuna cosa bella nasce dal nulla e anche il gatto Persiano, per arrivare ad essere una vera star del mondo felino, ha avuto bisogno di qualcuno che sentisse dentro la “vocazione di allevare”, la voglia irrefrenabile di ottenere il suo animale perfetto, qualcosa a cui donare amore, tempo e denaro a volontà. Così è nato il Persiano, una razza creata” a tavolino” attraverso un lungo e impegnativo lavoro di selezione. Il suo allevamento ha richiesto e richiede tutt’ora, molta costanza e altrettanto sacrificio e, data la difficoltà nell’ottenere esemplari aderenti allo standard, occorrono anni di tentativi ed un’ottima conoscenza dei tratti genetici di ogni singolo riproduttore per riuscire a selezionare soggetti ad alto livello sia di colore che di tipo e, non ultimo, di carattere. E’ per questa ragione che, ogni allevatore che abbia a cuore il suo lavoro non può esimersi dal frequentare le esposizioni. Il confronto fra soggetti della stessa razza è essenziale per la crescita professionale. Senza il confronto diretto non può esserci vera selezione. L’expo è un punto d’incontro, uno scambio diretto di esperienze. Qui si mostra frutto del proprio lavoro e ci si mette in gioco. Si acquisiscono nozioni, si impara. E’ il metro, l’opportunità mista all’umiltà del farsi giudicare di fronte agli altri e con gli altri. E’ crollare e rialzarsi, è piangere e gioire, è l’unico mezzo per crescere e per raggiungere l’obiettivo più alto. L’allevatore tutto questo lo sa, perché ama i gatti in generale ed in particolare una razza, alla quale dedica amore, sacrificio e tempo; molto tempo. Si comincia quasi per gioco, si ottengono i primi cuccioli,carini sì, ma non perfetti dal punto di vista espositivo. Allora si cerca di ottenere di più, si studia la genetica ed in base alle conoscenze e all’esperienza fatta si cerca di migliorare le caratteristiche estetiche dei soggetti facendo estrema attenzione al patrimonio genetico dei riproduttori per non correre il rischio di selezionare in bellezza a scapito della salute fissando tare ereditarie e difetti caratteriali. Questo aspetto dell’allevare deve essere la base assoluta su cui costruire la successiva selezione estetica. Lo strumento essenziale di lavoro su cui basarsi è l’approfondita conoscenza delle varie linee di sangue e dei pregi e difetti che esse portano con sé. Lo studio approfondito della genetica e dei pedigree è fondamentale in questo senso, ma è di grande aiuto anche lo scambio di informazioni fra allevatori preparati ed esperti. Le difficoltà che si incontrano sono molte, tanto che a volte ci si chiede se vale veramente la pena di continuare, ma la passione, quella vera, ha sempre il sopravvento. Basta un cucciolo che sbuca da sotto la pancia della mamma e ci viene incontro con il codino alzato e l’espressione da bambino per far crollare ogni tentativo di difesa e di sana ragionevolezza e farci tornare in ginocchio, accanto ad una femmina che sta per partorire e che ci guarda come se fossimo la cosa più importante al mondo, l’unica cosa che conta per lei e che ci dà conferma di quanto il sentimento sia reciproco. Ma la parte più bella e fondamentale dell’applicazione delle conoscenze acquisite è, per l’allevatore, il momento della riproduzione. La prima fase è l’accoppiamento che non va mai lasciato al caso, ma programmato in base alla valutazione attenta della genealogia dei futuri genitori in quanto, da un maschio e una femmina morfologicamente perfetti, non necessariamente nasceranno gattini altrettanto belli. Questo perché in allevamento il genotipo è importante quanto il fenotipo. La seconda fase, cioè la gravidanza, deve essere seguita attentamente per quanto riguarda la dieta della gatta e le sue condizioni psico-fisiche. L’alimentazione deve essere ben bilanciata e la futura mamma deve vivere tranquilla in un ambiente sereno. La fase successiva, sicuramente la più emozionante, è il parto, che rappresenta il coronamento del lavoro svolto dall’allevatore il quale, in quel momento, può valutare se le sue scelte sono state giuste o sbagliate. Assistere una gatta persiana durante questa fase è molto impegnativo e faticoso, ma nello stesso tempo, gratificante. Infatti, se fra uomo e animale c’è un buon rapporto, la gatta pretenderà la presenza continua e l’aiuto del suo amico umano. E’ necessario disporre di una incubatrice al momento del parto e saper intervenire, in caso di difficoltà, sapendo estrarre correttamente un cucciolo impegnato ed eventualmente saper effettuare manovre di rianimazione. Spesso infatti i neonati di razza Persiana, a causa della conformazione del cranio molto largo che ne ostacola l’uscita e della estrema brevità della canna nasale nascono asfittici e la madre, spossata, non è in grado di rianimarli. Le gatte persiane sono, in genere, ottime madri, anche se, spesso, l’intervento e l’assistenza diretta dell’allevatore si dimostra essenziale durante le prime due settimane di vita dei cuccioli. Il controllo del ritmo di crescita ponderale e lo sviluppo motorio devono essere monitorati con scrupolosa attenzione. Al compimento della terza settimana inizia lo svezzamento dei gattini che deve essere molto graduale, a base di carne fresca e di alimenti omogeneizzati specifici di ottima qualità. Fino al compimento del terzo mese di vita, il cucciolo rimarrà in allevamento e sarà ceduto solo dopo aver completato l’intero ciclo vaccinale.Un buon allevatore rimane in contatto con i nuovi proprietari anche dopo la cessione del gattino e facendo proprio il concetto di “buon padre di famiglia” offre il suo supporto, specialmente durante il delicato periodo della crescita. Non è raro che, da questi frequenti contatti, sfocino nuove amicizie. Quando questo accade si creano veri e propri legami in cui il gatto funziona da collante stimolando i rapporti sociali, portando le persone ad approfondire la sua conoscenza e ad avvicinarsi al mondo delle esposizioni.
E così la storia si ripete, nuovi aspiranti allevatori si affacciano all’universo felino , tutto si rinnova e ricomincia in una magica avventura senza fine che si perde, fra sogno e realtà, nei magnifici occhi di un gatto.
Gianna Bizzarri Venturi